Testimonial

Giulia Rossotti

Esperienze lavorative
  • Collaboratrice alla progettazione ed esecuzione lavori presso JURINA e RADAELLI Studio Associato
Diploma superiore Liceo Scientifico “Luigi Cremona” – anno 2014
Anno di laurea 2021
Tesi di laurea “MADD: il futuro delle arti di Ravenna attraverso il recupero di un’archeologia industriale, lo Jutificio Romagnolo” – relatrice Laura Elisabetta Malighetti
Premi della laurea
  • “Architettura e Serramenti” rilasciato da Forum Serramenti – novembre 2022

Perché hai scelto di studiare Ingegneria Edile-Architettura?

Devo ammettere che la mia scelta è nata quasi per caso. Ho partecipato a un open day del Politecnico con un mio amico intenzionata ad iscrivermi ad Architettura con lui. Per pura curiosità, mi sono fermata ad ascoltare la presentazione di questo corso ibrido che fondeva le due discipline. Fin da subito mi ha incuriosito la potenzialità del suo percorso di studi e mi ha affascinato la possibilità di acquisire competenze trasversali, non solo dal punto di vista accademico, ma anche in termini di opportunità lavorative future. L’idea di coniugare la funzionalità e la praticità degli aspetti ingegneristici con la creatività e la flessibilità dell’architettura è stata il fattore decisivo che mi ha spinto a scegliere questo percorso.

In quale modo ti è stato utile in ambito lavorativo avere competenze sia ingegneristiche che architettoniche?

Avere una formazione che integra ingegneria e architettura permette di avere una visione più completa del processo progettuale. Questo si traduce in una maggiore efficienza nel trovare soluzioni che siano al tempo stesso funzionali ed esteticamente armoniose. Pensare con la mentalità di un ingegnere e di un architetto consente di eliminare un passaggio intermedio: non ci si limita a chiedersi se una soluzione strutturale sia valida o se un progetto architettonico sia realizzabile, ma si affrontano entrambi gli aspetti contemporaneamente. Ovviamente, ciò non significa lavorare in completa autonomia senza il supporto di altre figure professionali, ma in un team queste competenze rappresentano un valore aggiunto, facilitano il dialogo ed ottimizzano il processo decisionale.

Quali difficoltà hai incontrato durante i cinque anni di studio e come le hai superate?

Come in ogni percorso universitario impegnativo, le difficoltà non sono mancate. La sfida più grande è stata sicuramente il carico di studio: il corso prevede numerosi laboratori, esami orali e scritti, spesso concentrati nello stesso periodo o contestuali per la stessa materia. Questo ha reso la gestione del tempo particolarmente complessa, aumentando il livello di stress. Tuttavia, proprio la presenza di lavori di gruppo, che tanto ci hanno fatto penare, mi ha concesso l’opportunità di confrontarmi e collaborare con i miei compagni di corso. Condividere le difficoltà e lavorare in team mi ha aiutata non solo ad affrontare il percorso accademico, ma anche a sviluppare capacità di problem-solving e gestione del tempo, competenze rivelatesi poi fondamentali nel mio percorso lavorativo.

Quale è l’aspetto che hai maggiormente apprezzato del percorso di studio?

L’elemento che più ho apprezzato è stato il forte senso di comunità che si crea tra gli studenti. Lavorare fianco a fianco con persone con metodi e approcci diversi mi ha permesso di sviluppare competenze trasversali fondamentali, come la capacità di collaborare, la leadership e l’empatia. Il continuo confronto con compagni e docenti ha stimolato un ambiente di crescita continua, quasi un brainstorming costante, che oggi ritrovo nel mondo del lavoro. Saper lavorare in squadra e sapersi adattare a dinamiche diverse è un aspetto che va oltre la preparazione tecnica e che fa davvero la differenza in ambito professionale.

Se hai svolto delle esperienze all’estero durante il tuo percorso di studi, in che modo ritieni che queste abbiano arricchito la tua formazione?

Purtroppo, non ho avuto l’opportunità di svolgere un’esperienza all’estero, ma mi avrebbe sicuramente aiutata a esplorare nuovi approcci alla progettualità e a migliorare le mie capacità linguistiche e comunicative. Riguardo a questo per me è stato stimolante scegliere alcune delle materie degli ultimi due anni in lingua inglese, attività che mi hanno comunque permesso di parlare un’altra lingua e di conoscere persone nuove.

Ci racconti un progetto a cui hai partecipato in prima persona o come collaboratore in cui hai potuto spendere le tue competenze di Ingegnere Edile-Architetto?

Nell’ultimo anno il recupero di Villa Baragiola a Varese ha testato il mio studio sul tema dell’adattabilità degli interventi di consolidamento strutturale su edifici storici. La sfida a Villa Baragiola è stata proprio quella di aver saputo analizzare l’edificio sotto tutti gli aspetti: strutturale, architettonico e impiantistico. L’approccio vincente è stato quello di minimizzare gli interventi strutturali sui numerosi solai per poter poi ragionare liberamente sugli aspetti architettonici, edili e di restauro e privilegiare l’aspetto estetico. Nello specifico si tratta per esempio di interventi intradossali poi nascosti da controsoffitti architettonici o estradossali su solai che necessitano di un massetto impiantistico. Nei casi in cui i rinforzi strutturali era necessariamente a vista invece si sono studiate soluzioni esteticamente armoniose con il contesto.

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